20/12/11

Identico volto







lo sai uomo a cui tutto fu dato
io non sono nulla
non ho volto se non il tuo
non ho voce se non la tua ..

I miei passi sono le orme dei tuoi
ogni cosa respira nel mondo perchè tu respiri con lei

Ogni donna ti è madre
ogni uomo ti è fratello e padre
ogni bimbo è tuo figlio

Io sono tre e tu sei uno con me

Tutto è stato in un tempo lontano
quando insieme eravamo in un abbraccio profondo
Poi hai lasciato le dimore celesti per farti di fango
e calcare i sentieri del mondo .

Nel freddo dell'acqua, nel caldo del fuoco
nellla terra tua madre trovasti dimora

Ma presto ti credesti imperatore dei giorni
dimentico,alzasti le torri più alte a sfidare il cielo stellato ..

E uccidesti tuo padre, stuprasti la madre, affamasti tuo figlio
svendendo il tuo cuore.

Nella coppa dell' oro elevesti il potere
capovolgendo la terra e ogni pensiero ..

Che ti resta, uomo di tanto ardire se dentro la mano
conservi per l'ultimo viaggio, solo il sorriso negato
a quel figlio che ti chiedeva di sfiorarlo con un tenero bacio?

Che ti resta fratello dei tuoi sogni di gloria se le tue mani grondano sangue
e spergiuri s'addensano sulla tua breve memoria ...?

Siamo in tanti, tutti dispers, tutti ladri , tutti poeti, tutti profeti
tutti in cammino per un solo destino

Ma io che ti ho generato perfetto assassino, santo e cialtrone
non ho che te per essere vivo
e tu non hai che me per ritornare bambino.

SABE (E.Polatti )2013 diritti protetti




19/12/11

Solstizio d'inverno

Sovrano è il silenzio nel tempo che tocca i contrari
Il mondo è come sospeso
E pare che attenda nel gelo
ma quando di nuovo raggiato
Tu risali dal basso
squillante riesplode l’antico vigore.

Non vedo più tracce di sgomento e paura ma raggi di stelle
E occhi di sole.

Con noi hai varcato compagno la soglia dei giorni
schiodando con forza dagli assi del mondo le braccia costrette.

A lungo hai camminato gravato del peso raccolto
ma sei andato lontano foderando la terra del tuo cielo cobalto
ché non grondassero i cuori all’urlo del sangue sul mondo

E ora sei qui senza più Storia per tracciare bambino
nuovi archi di luce nei giorni.

Soffio di fuoco che sempre ritorni
in Te confidiamo
A te ci affidiamo
A te che solo trafiggi la morte
E sostieni di nuovoper noi il respiro del cosmo..

Eli

13/12/11

VUOTO


---Uno spazio di vuoto ecco cosa manca all'evoluzione, la non ripetizione-celebrazione di forme vuote del passato imbalsamato, svuotato. l'invenzione creativa sola, hic et nunc, può restituire al passato il suo eterno presente, la sua forza dirompente incarnando il nuovo dentro le forme universali della conoscenza.

IGNIS

Dal concavo fondo serpeggi
segreto
avvolgendomi a spira in cerca di un varco.
Freme la carne vibrando dal basso
quando tendi i mio tronco arcuando il mio slancio.
M'incendio al tuo fiato

E sono nell'acqua

lampo aranciato.

20/11/11

Zolfo , incenso e sacralità



Fin da ragazza ho sempre apprezzato l’incenso. Quelle resine così cariche delle essenze dei legni tropicali sapeva ricreare nell'ambiente una dimensione particolare ,intima, favorevole al distacco dalle contingenze quotidiane - Il suo profumo entrava dentro di me e mi trasportava lontano in paesi orientali che sapevano di sole ,azzurro, di foreste e savane. In lui percepivo il battito d'ali degli uccelli dalle piume variopinte ,lo stormire delle fronde, lo scivolare lento dei grandi fiumi ...dentro questi quadri vedevo uomini diversi ..semplici che della loro nudità non provavano vergogna, uomini e donne non ancora catturati dalla globalizzazione che vivevano in armonia e rispetto della natura ----poi mi salivano immagini di templi buddisti e induisti di offerte e preghiere alle divinità . Insomma l'incenso era un modo per viaggiare dentro una dimensione sacrale che sapeva di terra ,di legno di foglie, di cielo, di pioggia ma anche di fatica di speranze, di stupore,di canti e parole ,di venerazione. La resina profumata che sgorga dalla ferita degli alberi mi ha sempre affascinato e ora la sento come il dono prezioso ,il condensato d'essenza, di vita che si forma come crosta protettrice sulla ferita inferta all'albero che, dalla suo dolore fa scaturire il meglio di sé per essere bruciato come offerta, come canale per aprire una comunicazione sottile fra il mondo terreno e quello invisibile . l'incenso è un canale per entrare nella nostra interiorità e far emergere il soffio leggero dello spirito ed è un modo per venerare il Creatore
Lo zolfo mi ha sempre incuriosito perciò ho fatto una piccola ricerca su questo minerale .Sapevo che lo si trova nelle zone vulcaniche attive ..Le zolfatare siciliane mi ricordavano novelle pirandelliane e racconti mefistofelici ma non conoscevo le sue proprietà , la sua funzione nell'organismo umano e l'uso esterno in molte pratiche di disinfestazione e purificazione da germi e parassiti.
Sapevo dello Zolfo filosofico ,della sua funzione nell'opera di reintegrazione dell'uomo insieme a Sale e Mercurio - Ho appreso con interesse che esso ha potenti proprietà antinfiammatorie che riequilibra la flora batterica, che agisce come neutralizzatore delle risposte allergiche che irrobustisce capelli, unghie ,che protegge il fegato e ha una funzione di prevenzione degli spasmi mestruali ,che normalizza i sintomi della menopausa etcc.. Lo zolfo serve a depurare, a sgrossare e per questo forse il parallelo con lo zolfo filosofico ..unito chimicamente ad altre sostanze può dare composti molto corrosivi quando si voglia disincrostare e riportare ciò che era rovinato sporco, a nuova luce. ma mi fermo qui ..Bruciare lo zolfo in un ambiente serve a purificarlo degli elementi inquinanti che vi sono penetrati e a ricreare un ambiente neutro e solo in questo ambiente l'incenso troverà la sua giusta collocazione infatti esso presuppone che lo spazio non sia contaminato in quanto lo consacra .
E.P.

20/10/11

NENIA

Com'è pigra quest' acqua che impasta i colori e gli odori !/ Scivola lenta sul capo piegando gli steli dei verdi ormai vinti ./ Sale dal fondo una storia come di nenia lontana,/ Pare una madre che culla e lenisce la paura di chi teme di abbandonare per sempre la vita ./ S'addormenta pian piano nello scorrere d' acqua il mio dire cedendo all'abbraccio./ L'ombra s'allarga più fredda e increspa la pelle dell'acqua /si raggela al suo fiato il verde lì intorno ./S'accortoccia la vita serrandosi stretta nel mantello del giorno/ ma già s'imbianca nell'ombra la felce caparbia/ E brividi lunghi trapassano a sera i solchi muti dei tronchi.

06/09/11

SEMANTICA DEL CUORE




Un archeologo scoprì nel 3127 un libro perfettamente conservato scritto da una Autrice, tale Amantine - Aurore. Lo pesò, lo misurò, ne contò le pagine, ne analizzò qualità di carta ed inchistro, contò le lettere che lo componevano. Ma non lo lesse perchè parlava una lingua sconosciuta ... e non apprezzò quindi le poesie che conteneva ed il turbinare dei sensi che vi si descriveva ...
- Questi moderni analisti! ...Non sanno che si perdono!!- sospirò lei che seguiva da lungi il suo pensiero.- Sento però che presto qualcosa lo colpirà e magicamente, la lingua del manoscritto gli si svelerà-

Passarono i giorni, forse addirittura secoli, finchè un bel giorno, l'archeo-logo, ormai vecchio e disilluso , venne colpito da un fulmine mentre, non per vinto , esaminava di nuovo l’inchiostro di quel rompicapo .Un tuono rimbombando nell'angusta valle, fece rotolare grassi macigni del monte ,il cielo livido s'aprì inondando di pioggia battente l'erudito che ancora non si dava sconfitto.
Il manoscritto cambiò colore e, improvvisamente dalle pagine fitte di caratteri strani si levò un alone; a spirale salivano i segni ...Danzanti sugli occhi stupiti di quello,i componevano immagini ,s'avvitavano piano salendo, sfumando nel suono d'un arpa e poi a ficchi di neve ricadevano lievi formando ricami .....Stupito l'uomo si mise carponi davanti a quel puzzle di suoni e colori ....finchè la vide nel volto ..Era lei ,ora gli era seduta al fianco ....La guardò dentro gli occhi e fu allora che comprese col cuore ciò che a lungo e invano, aveva cercato di analizzare col freddo suo rigore...

Villa Piccolo Capo D'Orlando...ricordando Bent Parodi

Attraversare la costa, sospesa su valli e dirupi tra il mare su un fianco e gli speroni di roccia che si rincorrono aspri, sull’altro, è come sfrecciare su un nastro sospeso tra il cielo e la terra ... Un ponte si srotola con salite e discese, mi proietto verso l' alto, poi mi catapulto sul fondo, infine, stordita, alzo il capo, riprendo il respiro e corro dritta inghiottendo le luci più in basso.
Libera sfreccio nella sera che indora ogni cosa e placa, nella brezza che sale, l'arsura impietosa. E già la luce si muta avvolgendomi in serica ombra.
Mi accarezza la notte che arrotonda la costa colmando ogni fessura dentro la roccia. Un soffio leggero sale dal mare mentre la mia anima corre là, dove da tempo sapeva di andare, verso quella villa a terrazzo sul mare …

M'affaccio, ombroso è il balcone, e guardo dall'alto.
Vulcano e le Eolie sono lì ,immobili, sfumate presenze sulla linea sottile fra l’indaco e l’oro.Le Vestigia di un tempo passato ,i tronchi e le radici lì intorno, mi dicono vieni.
Sussurrano voci e presenze; sfuggenti si popolano lievi i sentieri del bosco dei fantasmi di un mondo sommerso, invisibile agli occhi di chi guarda dentro gli specchi del giorno e, pian piano, vivendo,dimentica il respiro del mondo.
Aspiro il profumo dei loro pensieri e mi tingo col lilla rosato della ninfea che buca le foglie distese sull’ acqua radente le stoppie.
Fra agavi puntute che aprono le argentee dita a raccogliere in grembo gocce di distillato di cielo, bevo dall’incrocio dei rigidi steli, l' umida sera.

Si srotola l’anima sospesa al soffio dei sitar che racconta di un'anima inquieta ritornata tra noi a rinnovare l'eterna ricerca ,il rimpianto e il dolore per il suo amore perduto, tanto desiato, e forse, solo ora, ritrovato.

SAN GIULIO D'ORTA

la via del silenzio comprende ..

la via del silenzio concilia .

T'affacci sul lago e odi il vento che increspa le onde

e ti rapisce il pensiero.

Ti illumina il volto il raggio di sole che riverbera luce sull'acqua .

Protetto dall'ombra di vicoli stretti, inspiri profondo

e t'avvi con passo leggero sugli gli antichi i tratturi del cielo

20/08/11

IL SUBLIME sulle note del Notturno di Chopin


Caspar David Friedrich scrisse che “è necessario armonizzare con la natura perché la conoscenza del bene ,del bello e del vero sta nella natura ,la cui voce parla dentro di noi”. Ma come è possibile se essa è “irraggiungibile”?
L’uomo è tutto proteso verso la natura, la contempla attratto dal suo irresistibile magnetismo ed essa, con la sua potenza, gli dona l’emozione del sublime. In questa aura dai colori foschi e bruni trafitti dall’ultimo bagliore purpureo del sole si fanno strada “i pensieri derivati dalle visioni notturne.”

La struggente melodia del notturno di Chopin ci proietta nella dimensione melanconica, quasi atemporale della notte: il momento magico in cui l’uomo entrando in empatia con la natura, proietta in essa tutta la sua solitudine. Il tocco leggerissimo e melanconico del pianoforte, il fluire delle note, or lente, or veloci come i raggi del sole che baciano le mobili onde per l’ultima volta nel giorno, lo avvolgono, quasi lo cullano.
È un canto d’addio modulato su un tono di affranta tristezza ;le parole cadono lentissime nello sterminato silenzio del ricordo che rinnoval'eco leopardiano de “l’etate del mio dolore”.
Come al tramontare del sole il mondo si scolora ,così perde colore e senso la vita ,quando la giovinezza trapassa. Nel mondo naturale, al tramonto segue una nuova aurora ,nell’uomo,invece, dopo la giovinezza ,non resta che desolata aridità, il nulla che lento e implacabile lo consuma. E’ l’idillio della morte e dello sforzo angoscioso di tenersi vivi attimo dopo attimo.
In quest’ora particolare, in bilico fra la notte e il giorno, le tre figure umane assumono una compostezza di religiosa attesa: testimonianza struggente della lontananza, percezione dolorosa della separatezza dell’uomo dal cosmo, consapevolezza lucida che l’unica conciliazione percorre le strade della nostalgia.
I colori cupi e il contro luce,accentuano quest’aura in cui si associano il vicino e il lontano,il terreno e l’ultra terreno. La scelta di rappresentare i tre di spalle è un invito ad entrare nel dipinto in un legame empatico.

Elisabetta Polatti e Chiara Ciurlia

06/07/11

NEL CENTRO




Rosseggia ardendo la pietra
Pulsa la fiamma sotto i miei passi
E pare s'affochi dentro la mente

Nel centro ristò a piedi scoperti
Sollevo il mio sguardo
E scorgo dall'alto uno squarcio di cielo.

Elisabetta Polatti

nel centro del labirinto di CHARTRES

riflessionii dalla lettura dellle prime 50 pagine di "LA MENTE AMA di Alessandro Bertirotti

Noi siamo il prodotto dell'interazione affettiva con le persone e il mondo che ci circonda.La mente conduce il corpo e, viceversa, il corpo influenza la mente ma, mente e corpo si configurano in base alla rete delle relazioni più o meno significative che ci coinvolgono.

Noi siamo la nostra mente e la realtà è forgiata, pensata, vissuta,subita dalla nostra mente che fa agire o anichilire il nostro corpo

L'affettività o la sua deprivazione quindi vengono a porsi come il centro originario da cui promana la costruzione di noi stessi ....Non siamo mai artefici unici di noi ma il prodotto ,più o meno cosciente, della rete relazionale e del contesto umano e ambientale in cui ci troviamo inseriti.

L'ffettività promana dall'energia positiva che, alimentando il nostro cervello,lo spinge ogni giorno a creare dei ponti fra noi e l'esterno,addirittura l'esterno ,le situazioni vengono modificate da questo flusso di energia in modo non scientificamente prevedibile ma di certo agisce producendo un cambiamento a i livelli sia fisici che mentali - emozionali.

Il ripetersi di relazioni positive,quindi affettive, creano la significazione del reale cioè il nostro modo di dare realtà e senso a ciò che incontriamo .La significazione entra in noi a plasmare il nostro modo di essere e di vedre gli altri quindi, in ultima analisi, dalla significazione scaturisce il nostro agire nell'oggi il nostro immaginare, il nostro ricordare e il nostro progettare il futuro

L'lAMORE sembra dirci Alessandro, è quella fiamma che bruciando a varie intensità, alimenta i neuroni del nostro cervello che, strano a dirsi ,pur essendo un organo soggetto alle leggi della fisiologia quindi indagabile scientificamente,si alimenta di un combustibile non materiale quindi difficilmente oggettivabile ma misurabile per i sui effetti concreti

29/06/11

VIVIMI


Sfiorami
Con dita leggere
sfiorami
Con suoni dolcissimi
amami
Con labbra bagnate
baciami
Con sistri stranissimi
sollevami
Nel vuoto incredibile
stringimi
Fra stelle nel buio
guardami
Fra onde bianchissime
svegliami
In spiagge dorate
scioglimi
In cristalli di rocca bevimi
Nel vento frusciante
sorridimi
Fra selve incantate
cercami.

Danza con me pianissimo
Nel cerchio fatato
tienimi
Con perle di fiume cingimi
Con labbra di rose
sfogliami
Con fili di luce legami

Al tuo cuore pulsante
agganciami
Ai ricordi perduti
rimandami
Nel vuoto di noi
inabissami
nell’aria celeste conducimi

Sempre nel cuore vivimi

21/06/11

FOLLIA



Invasati ci urtiamo
Nel nulla
pigiamo impazienti acceleratori di moto
Esatti, bombardiamo materia ,trivelliamo il pozzo più a fondo
Assetati, raspiamo la pece del fondo.
Macellai scarnifichiamo,rossi la carne bevendo di noi il sangue corrente
Poi urlanti danziamo ubriachi nell'urlo degli agnelli sgozzati

Ma già fredda è la mano che recide il soffio del cuore
Disgusto m'invade di noi.
Ti guardo nel vitreo tuo l'occhio insensato

E vedo nell' orbita cava
un grumo di larve morenti.

Elisabetta Polatti

15/06/11

RISCATTO

14-09-2010

S’affollano intorno
uomini soli.

S’afferrano forti a cocci vaganti
Ansimando
corrono e vanno in corsi e ricorsi
e più in là deviano il corso.

Schiavi di una mela rubata
si gravano i fianchi di macigni crescenti.
Espiano colpe uccidendo colpevoli
non ancora scoperti.

Sfidano il tempo ,si stracciano il volto
imprecano il cielo che hanno oscurato.

E nel vuoto che sale
nel la sera che depone il dolore
odo il silenzio che invoca parola
che dica chi siamo
che gridi
che siamo caduti
ma ancora possiamo volare.

E dilegui di nuovo quel freddo che gela
la fiamma nel cuore.

E.Polatti

DIPINTO di Nicola Cincera

copyrigtht 2011 Gruppo Editoriale s.r.l. Acireale -Roma

09/06/11

Ankh" la Chiave della vita






Nella luce accecante l'ocra frantuma ogni mio pensiero
si va srotolando la strada fra le gole di pietra, a due passi dal mare

Assorta, stranita dall'assenza del mondo, viaggio
senza più le angustie del tempo.
Con gli occhi sto dentro lo spazio che sfreccia
uguale, immoto
e mi conduce per mano nel vuoto, dentro un passato in cui
forse
già c'eravamo.

Luxor appare
solitario miraggio d'un tempo sovrano.

Cammino a fatica, m'addentro nel viale d'accesso
fra arieti composti che sfilano austeri
e mi sento un ibrido nato

Scruto i cartigli, m'accosto alle steli, ai sigilli sovrani
Straniera son io che calco l'antico selciato..?
Non so, m'addentro, cercando riparo

Le colonne sovrastano a palma, m'insinuo in un cuneo d'ombra ..
S'avvicina qualcuno, è vestito di bianco
sorride, negli occhi più neri un guizzo di sole .

Lo seguo senza capire , non importa sapere
so che mi vuole guidare

Nascosto è li , stralunata dal sole sovrano, lo vedo
il sigillo di Iside, l'antica Signora,
Silente nell' ombra si staglia la chiave del mondo
Lo tocco esitante più volte, poi insinuo il mio dito nel cavo di forza.

Gioisco
ma, non chiedetemi di cosa.

02/06/11

ACQUA

tu
indicibile forma
tu
creatura dei gorghi
tu
stelllata regina dei cieli incavati

tu


che colmi col latte i seni dei monti
tu
corrodi con furia ancestrale
le gole dei monti
tu
che ti insinui, levighi e scavi
tu accogli l'argenteo pianto disceso dall'alto
a coppa incurvi le mani
una culla al mistero che serbi
Lo inondi del giallo dei ranuncoli in fiore
lo bagni ,lo vegli,lo culli
poi
espolodi e germini il mondo.